giovedì 27 settembre 2018

Ho (quasi) digerito la giunta legnaghese, ma questa non la mando giù.
La ricchezza è prodotta dagli uomini. Cioè da chi lavora, siano operai o imprenditori o studenti o ricercatori o spazzini o primari ospedalieri. La sua redistribuzione è una cosa serissima. Non sono bastati secoli di battaglie, rivoluzioni, movimenti e sacrifici umani per regolarla con equità.
La povertà va combattuta dando ad ognuno pari opportunità, con la pratica della legalità, con la salvaguardia dei diritti e del diritto. E questa è una visione quasi liberale. Non sempre funziona, direi.
Spesso ha prodotto sacche ampie di povertà.
Il sostegno a chi è in grave difficoltà resta un dovere primario dello Stato; rigetto l'idea che siano i sussidi, le elargizioni, prebende o mance a risolverla. La povertà non è un'arma da brandire, non è una scelta personale o collettiva; è la condizione umana  nella quale sono ridotti milioni di persone per l'egoismo di altre persone.
I buonisti stanno alla San Vincenzo; per mio conto, penso che non sia questo l'unico mondo possibile. 

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