La discussione sui partiti è superata dai fatti.
Mentre se ne discute, si sono polverizzati. Non possono più contare sul finanziamento pubblico, non hanno iscritti, non hanno un idealità condivisa; nemmeno una strategia di corto respiro li vivifica.
Le sedi sono in via di chiusura, le scelte politiche si fanno altrove, i passanti davanti alla sezione contano più dei militanti indaffarati a cucinare risotti, fotocopiare volantini, piantare gazebi, discutere di aria fritta.
Allora, ognuno può farselo un partito; uno personale che gli possa consentire di partecipare alle primarie o alle elezioni o a qualsiasi altra competizione o accreditarsi presso questa o quella fascia di elettorato, al netto di programmi, valori, schieramenti e (aborrite)ideologie.
In fondo, un partito rappresenta gli interessi di una parte. Basta che sia la propria.
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