I primi cittadini non vivono bei momenti.
Si veda Raggi, di Roma: non ne azzecca una; mai un'autocritica o un semplice <ho sbagliato, mi correggo>.
Il M5s non può buttarla a mare perché si sente responsabile; forse lo è, come per ogni altro partito che abbia scelto il candidato. Anche Appendino di Torino, non se la passa tanto bene; sembrava un drake ma alla prima occasione s'è sgonfiata.
A Padova, finita ingloriosamente l'avventura del cow boy leghista, quello in carica è alla ricerca di un'identità: i patavini sperano che accada prima della fine del mandato.
A Verona, lo sparuto avvocato che è stato costretto a vincere, non sapendo che pesci pigliare, s'è messo a tappare le buche stradali.
Variati, democristiano del pd, voterà sì al referendum di Zaia; tanto per salire sul carro del vincitore: gli piace vincere facile.
De Magistris di Napoli e Orlando di Palermo, sembrano non avere problemi: le loro città si autogovernano.
Persino il sindaco di Milano, una metropoli vivace e innovativa, ha incontri ravvicinati , a giorni alterni, con la magistratura.
Pisapia, che se l'era cavata, è in cerca di guai.
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