Le leggi elettorali non influenzano solo i comportamenti degli elettori; contribuiscono anche a forgiare una particolare "categoria di eletti".
Si prenda la tanto lodata elezione diretta del sindaco; si pensa che sia da copiare anche per elezioni politiche, al netto delle obbligatorie modifiche costituzionali.
Gli aspetti positivi, in sintesi, sono: l'eletto ha una investitura popolare, non è primus inter pares ma è il dominus della giunta, la sua defenestrazione causa lo scioglimento del consiglio comunale.
I succitati fattori hanno , però, indotto negli eletti la convinzione di godere di una qualche immunità dal confronto con la propria maggioranza; di poter fare e disfare a piacimento nomine , programmi, scelte strategiche per il comune. Di godere, in definitiva, d'un marchio di garanzia che si potrebbe così riassumere: o con me o tutti a casa.
La presunta stabilità che, ovviamente , è un valore viene così male interpretata e distorta.
Il sindaco dovrebbe avere , a maggior ragione, capacità d'ascolto, di valorizzazione dei collaboratori e , soprattutto, il carisma per tenere unita la maggioranza.
Perché se si sfalda, a casa, ci vanno tutti.
Qualche sindaco l'ha ben compreso, qualcun altro stenta.
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