Il risultato dei ballottaggi prossimi sarà oggetto di interpretazioni.
Eppure, non dovrebbe esserci molto da decrittare: uno vince. A questo servono, i ballottaggi.
Le valutazioni politiche che se ne trarranno, saranno mere speculazioni prive di riscontro reale.
La ragione è presto detta.
Al primo turno , ognuno vota per il proprio candidato e lista preferita; infatti, vale la proporzionalità.
Al secondo, il meccanismo fa scattare valutazioni diverse e, non di rado, improprie.
Pesa sull'esito, più di ogni altra cosa, la motivazione degli elettori dei candidati sconfitti.
Che è influenzata , semplificando, da due semplici aspetti: la scelta del male minore e l'avversione.
Il primo è meno potente del secondo.
Dunque, non sono possibili interpretazioni omogenee e generali.
ps
non è un evento insolito che il candidato con la percentuale minore, anche di molto, risulti vincitore; se un candidato al primo turno arriva a stento al ballottaggio, per quale ragione, se non per una vera e propria avversione degli elettori per l'altro candidato, dovrebbe prevalere?
Nel caso di Milano, i due sono intercambiabili, come il risultato atteso.
(L'apparentamento garantisce, più che i voti, la spartizione dei seggi)
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