Il segretario premier sostiene che il voto di domenica è una richiesta di cambiamento.
Se fosse vero, da cambiare sarebbe il governo, cioè lui.
Sono sicuro che non si dimetterà, smentendosi.
L'aspetto paradossale è che , in soli due anni, il renzismo, da travolgente rinnovamento, sia percepito come fattore di conservazione.
Il punto che emerge, in realtà, è la ricerca di un'alternativa, una via d'uscita che non si riesce ad intravvedere. I 5 stelle propongono una sorta di democrazia diretta; poi si scopre che hanno un direttorio, dei responsabili di dipartimenti né più né meno come i partiti ai quali negano di appartenere. La destra ha gli elettori ma non il contenitore.
La situazione non potrebbe essere più favorevole.
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